FANGO/ECO

Ricatti, complotti, disinformazione, manipolazione, fango: è litigation communication?

In Italia l’individuazione della comunicazione giudiziaria (ovvero della comunicazione giudiziale o della litigation communication) come area concettuale e professionale nasce in anni caratterizzati da accese controversie: sono noti i temi del Medioevo giudiziario, del “Mediaevo della comunicazione, della TV Verità, del circo mediatico-giudiziario, della struttura Delta, della macchina del fango, del metodo Boffo, dei manganelli mediatici, di branding, di webmarketing, di guerrilla marketing, di litigation communication, di litigation pr, e così via.

http://video.repubblica.it/rubriche/rnews/rnews-saviano-p3-cosi-nacque-la-macchina-del-fango-che-mina-la-democrazia/182236/181052?ref=HRBV-1

In senso stretto, dobbiamo intendere come litigation communication l’intero campo tematico della comunicazione in ambito giudiziario, dentro il quale esistono le litigation pr e varie altre attività, spesso dietro le quinte. Si potrebbe dire che l’esperto di litigation communication sta all’esperto di litigation pr come l’esperto di criptoanalisi sta all’esperto di crittografia. In Italia, con Satta, si è parlato molto del “mistero del processo”: una rappresentazione che mutua dal teatro tanto vocabolario, come le parti e l’attore; in Europa, nei classici, da Gierke a Barker, si sa bene che in ogni aula di giustizia non entra soltanto l’io in carne e ossa, ma una persona, con la sua maschera, come nella scena antica e come è ben comprensibile in una teoria drammaturgica del sociale (Scruton, 1990; Sidoti, 1998).

“Il mondo moderno della giustizia è stato spesso riassunto attraverso l’immagine del Medioevo (ad esempio, da Kaplan nel 2006) e della cattedrale gotica, in riferimento alla complessità, alla verticalità, al gioco di luci e di ombre, alla complicata decifrabilità dei segni, spesso ambigui e sfuggenti, polisemici e straripanti. Per Baudrillard la nostra realtà non è soltanto mediaticamente costruita: è quasi infinita e tutta da decrittare, perché si manifesta attraverso simulacri di poliedrica interpretazione (l’epica cinematografica di Matrix esplicitamente si congiungeva proprio alle sue tesi). Ad una verità poliedrica faceva riferimento anche John Scanlon, considerato il padre delle litigation pr: diceva proprio che la verità non è una figura geometrica unica e solida, sempre uguale a sé stessa e da qualunque punto di vista. Nelle litigation pr, una verità di un fatto può essere magnificamente illuminata ed un’altra verità può essere oscurata, contrastata, sminuita, sporcata” (citazione da Sidoti, La comunicazione giudiziaria. Come vincere le cause perse, FrncoAngeli, 2013, p. 7).

A proposito di Medioevo, di media, giornali, ricatti, ha scritto Umberto Eco che, alla fine della fiera, “del giornalismo resta soltanto il fango”. E sarebbe un fenomeno tipicamente italiano, anche se, dice, nasce negli Stati Uniti con il processo di Kennet Stark a Bill Clinton. Come si vedrà in varie pagine di questo sito, esiste una letteratura sulla crisi delle verità assolute. Secondo alcuni, Umberto Eco sarebbe un sommo rappresentante di questa letteratura, che inclina al relativismo. Già nel Cimitero di Praga i lettori spesso vedevano prevalente la descrizione di un mondo dove “tutto si compra, tutto si falsifica, ognuno può essere screditato, calunniato, diffamato”. Tutto è relativo? http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/scalfari-noi-siamo-relativisti/187429/186334?ref=search

Tutto da discutere: anche questa pagina (come il resto) è in aggiornamento continuo.

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