Italo-italiani: Massimo Gramellini

“Questa Repubblica fondata sul cazzeggio”.

LA STAMPA, 23/1/2015

“E’ diventato troppo facile, ma anche troppo comodo, raccattare consensi compiacendo la parte più distruttiva e mugugnante di noi stessi. Appena dici che gli italiani fanno schifo, gli italiani ti applaudono, sbellicandosi dal ridere o sparacchiando qualche insulto”.

LA STAMPA, 18/12/2014

“Samantha Cristoforetti la contempla dall’oblò e non resiste alla tentazione di fermarla in una foto e in un pensiero: «Vedere l’Italia dalla cupola dell’astronave è stata un’emozione intensa. Vista dallo spazio è proprio bella. Scalda il cuore». Dallo spazio, già. Perché appena si comincia a perdere quota, l’Italia vista dalla cupola diventa l’Italia della cupola, delle mille cupole e cupolette che confluiscono in un unico cupolone visibile a occhio nudo. Il cupolone delle tante lobby in lotta l’una contro l’altra e tutte in lotta contro lo Stato, a sua volta in guerra con i cittadini e in combutta con i privilegiati.  …”.

LA STAMPA, 13/12/2014

“Da Totò Riina all’ultimo ladro di polli, qui tutti si considerano innocenti. …”

LA STAMPA, 12/11/2014

“Ci vuole una flebo di santità per rispettare le regole quando tutto intorno impera il Far West e la fedeltà al proprio dovere è percepita come un segnale di debolezza”.

LA STAMPA, 19/11/2014

“Nonostante ogni tanto mi atteggi a moralista vichingo, nel profondo rimango un italo-italiano”.

LA STAMPA, 13/11/2014

“Una delle cose che non perdonerò mai a Berlusconi è di averci costretto per vent’anni a solidarizzare con una categoria, i magistrati, che era sempre stata una delle più invise ai cittadini comuni, forse con qualche ragione (fatti salvi gli eroi e le persone perbene, presenti in ogni mestiere)”.

LA STAMPA, 07/11/2014

<<Recita il ritornello: le sentenze si rispettano. Però non possono diventare lotterie, come accade quando sugli stessi fatti il giudizio d’appello smentisce, ribaltandolo, il processo precedente. Per l’accusa Stefano Cucchi è morto in carcere di botte e di stenti. Per il primo giudice «soltanto» di fame e di sete. Per la corte d’assise neanche di quello. Ne dovremmo dedurre che sia ancora vivo. O che si sia ammazzato da solo. E infatti è questa la versione che ci vogliono apparecchiare: Cucchi si sarebbe lasciato morire di inedia. Se medici e infermieri hanno una colpa, è di non avere insistito con la forza per nutrirlo. “Una «responsabilità morale» ammette persino Giovanardi. E le fratture? E gli occhi pesti? E il corpo preso in consegna vivo dallo Stato e restituito cadavere alla famiglia? Una famiglia che ha sempre rispettato e aiutato le istituzioni, al punto di fornire prove a carico del figlio sul possesso di droga. Toccherà alla Cassazione mettere il timbro su questa storia allucinante, dove il latinorum dei giudici è contraddetto dalla potenza persuasiva delle foto. Purtroppo abbiamo fin d’ora una certezza: che quando una delle due sentenze risulterà sbagliata, nessun magistrato pagherà per il suo errore>>.

LA STAMPA, 1/11/2014

“Anche se ogni tanto la giustizia italiana fa disperare, restano intatti i suoi pilastri: certezza e rapidità. Della rapidità parleremo dopo, senza fretta.   … le leggi nostrane sono scritte così male da consentire indifferentemente a tutti di avere torto o ragione”.

LA STAMPA, 31/10/2014

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