Radical-chic : Michele Serra

<<Un’ipotesi: che il nostro pervicace provincialismo, la nostra percezione casereccia e ciabattona del mondo, sia una delle concause del declino del Paese?>>

19 dicembre 2014

<<Le condanne di Corona (corruzione, evasione fiscale, estorsione, bancarotta fraudolenta, guida senza patente, uso di denaro falso) non bastano certo a non desiderare che possa uscire presto dal carcere, e infine curarsi; è lo stesso sentimento che viene naturale nutrire per chiunque non sia un criminale sanguinario, ma un ordinario delinquente bisognoso di riscatto umano e riabilitazione sociale. Ma fa una certa impressione pensare che alla grande popolarità di Corona e della sua causa non abbia corrisposto — per fare solo un esempio — un dibattito altrettanto affollato sull’assurda carcerazione del manager Silvio Scaglia, tornato spontaneamente dagli Usa per farsi interrogare, arrestato ancora prima di essere sentito dal magistrato e infine assolto per non avere commesso il fatto. Quasi nessuno, in Italia, conosce il suo nome, quasi tutti il nome di Corona>>.

23 gennaio 2014

<<una comunità nazionale letteralmente posseduta dalla malavita organizzata, e con un tasso di etica pubblica molto basso non solamente nella classe politica, ma nell’intero corpo sociale>>

7 giugno 2014

<<Licio Gelli … è riuscito a farmi decidere per chi votare …Il Venerabile (epiteto che ha il pregio di rendere perfettamente ridicola la massoneria mondiale nel suo complesso) è stato uno dei protagonisti di spicco di quel livello occulto e violento del potere italiano che per più di mezzo secolo ha mestato il mestabile, depistato il depistabile, insanguinato l’insanguinabile con un solo obiettivo strategico, da ottenere con qualunque mezzo: tenere la sinistra lontana dal potere. E ancora oggi, decrepito e sostanzialmente impunito come molti dei suoi compari, lo rivendica, vantando l’ininterrotto rapporto con i servizi segreti nei quali fu introdotto — lo dice lui — da Mussolini in persona. Bene: questo campione di democrazia, che tra le altre cose si augura che “un tributo di sangue” (ancora?) porti a una “rivoluzione” in Italia, parla con spregio e ostilità di Matteo Renzi. È il tassello che mi mancava per decidere di votare Pd>>.

24/5/14

<<L’anniversario del terremoto dell’Aquila ci riporta a quel trauma; ma ancora di più alle inverosimili settimane successive alla catastrofe, nelle quali lo show della presunta ricostruzione sfrattò le macerie e i morti dalla scena pubblica. Il povero Silvio di quella scena oggi è ai margini, come merita; ma abbiamo dimenticato troppo in fretta quel tragicomico spaccio di illusioni, il vaniloquio sulle “new town”, lo spumante nel frigo dei prefabbricati, le dentiere regalate “di tasca sua” alle vecchine, la millantata efficienza di miracolosi rimedi che, rispetto al vecchio e cinico fatalismo italiano, erano solo più telegenici, e giovevoli allo share televisivo ed elettorale. Fu il punto più basso e insieme più rivelatore del berlusconismo, della sua natura mediatica e dunque immateriale>>.

6 aprile 2014

<<Le indagini di polizia sulle gang giovanili spaventano non tanto per il bilancio criminale, quanto per la cultura che ne sortisce. Machista, gerarchica, militarista nel senso più nero e punitivo del termine. Quando si conosce lealtà solo tra apparentati e affiliati, e obbedienza solo al Capo, ecco il familismo e la mafia. La violenza contro gli altri. L’ansia di predominio territoriale. Maschi soldati, femmine devote (e oggetto di infamia e di sfregio se osano emanciparsi), culto della lama e dello scontro fisico. Omertà come vincolo assoluto. Poveri ragazzini crescono in quelle povere cosche di strada, rodaggio per una malavita adulta, per la violenza definitiva. Viene da pensare alla fragilità della convivenza civile (che è una costruzione complessa) di fronte alla potenza, stratificata nei secoli, dei vincoli arcaici tra gli umani, fondati sulla sottomissione e la sopraffazione. La democrazia non ha fascino. Non promette “onore” e “gloria” come nelle truci parodie della guerra che i bulli appena puberi progettano ai giardinetti sotto casa. E una democrazia sfibrata dalla crisi economica ha ancora meno fascino. Sono tempi duri, questi, per la ragione e per la gentilezza>>

26 marzo 2014

<<Considerate nel dettaglio, le accuse contro alcuni leghisti per truffa alla Regione Lombardia (vedi l’inchiesta della procura di Milano) fanno impallidire ogni precedente. Si va da quello che faceva finta di abitare altrove per mettere in conto ogni giorno, per anni, 300 chilometri di rimborso benzina; al “consulente” che prendeva 10 mila euro al mese per distribuire i volantini del Carroccio; al banchetto di nozze messo in nota spese. Le celebri mutande verdi di Cota, in confronto, sono solo un dettaglio pittoresco. Chi ha memoria del furore “anti-casta” della Lega delle origini, contro la politica ladra che depreda il povero contribuente, ha il diritto di farsi un’amara risata. Amara perché la morale va ben oltre le sorti, oramai trascurabili, del partito di Bossi. Ne esce travolto e ridicolizzato il mito (ieri leghista, oggi grillino ma non solo) della “gente comune” che insorge contro il potere corrotto; e per questa sua sola qualità – non avere mai fatto politica – si sente investita di una missione purificatrice; ma appena varcato il portone del Palazzo, in mezzo a tutti quegli stucchi e quegli arazzi, perde la trebisonda e allunga le mani>>.

20 marzo 2014

<<Il nuovo sindaco di New York che va a prestare giuramento in metropolitana coglie nel segno: fa capire quanto stiano diventando insopportabili, nelle democrazie colpite dalla crisi economica, le forme tradizionali del potere. I codazzi di funzionari, i cortei di auto ministeriali, le scorte concesse anche quando inutili, la pompa costosa e vanitosa che puzza di ancien régime, di sfoggio, di privilegio, di presa di distanza. Ci sono cerimonie di potere (si pensi alla monarchia inglese) che hanno un valore identitario e popolare: ma sono poche, ben distinte dall’ordinaria amministrazione, e solo per questo sopportabili. Quasi tutto il resto non regge più il giudizio dei tempi, è pletorico e ridicolo, rimanda a una mentalità effettivamente castale. Non si pretende che un primo ministro faccia la coda all’ufficio postale (gli romperebbero le scatole in troppi), e bisogna diffidare della cialtroneria demagogica di chi nega a chi ha pubbliche responsabilità un pubblico sostegno, nella misura in cui occorre. Ma lo spettacolo del primo cittadino di una delle più grandi e famose città del pianeta che si sente prima di tutto cittadino, e come tale cerca di condurre la sua vita, fa quasi inumidire gli occhi. La democrazia c’è, e ogni tanto batte un colpo>>.

2 gennaio 2014

<<penso anche io che La grande bellezza sia un magnifico, potentissimo film. Mi aveva colpito, quando uscì nelle sale, l’accoglienza piuttosto gretta che buona parte della critica nazionale gli aveva riservato, e mi rende felice il suo successo internazionale, fuori dalle mura della nostra affaticata provincia. Sorrentino – scrive Maltese- racconta la decadenza italiana come “una colossale perdita di tempo e di occasioni”. È così: nel film la bellezza di Roma è l’inutile quinta di un carosello vacuo, senza senso e senza meta. La bellezza, percepita con indifferenza o malamente intravista da protagonisti storditi dalla propria deriva, concentrati solo sul sé, è la vera occasione perduta. Allora, forse, non è per caso che il film all’estero sia applaudito senza le riserve che lo hanno accolto in patria. Le cose belle ci passano accanto – o ci languono attorno – con scarse possibilità di scalfire la nostra apatia. Bellezza decrepita, non curata, o bellezza tradita, non riconosciuta. Scrive Valerio Magrelli in Geologia di un padre: se Cristo tornasse in questa Italia lo inchioderebbero a una croce di alluminio anodizzato>>.

15 dicembre 2013

 

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