Altro che società della conoscenza! In "Euroscience.org" un eminente gruppo di autorevolissimi scienziati europei ha proposto una petizione che in italiano si intitola: "Hanno scelto l'ignoranza". Vale anche per la giustizia? In Italia il delitto viene raccontato molto e male. Eppure, da Cicerone a Tacito, da Machiavelli a Guicciardini, da Cesare Beccaria a Cesare Lombroso, c'è la più antica e insigne riflessione occidentale in proposito. In nessun altro paese il delitto è così visibile, dunque sembra che ce ne sia tantissimo, in maniera abnorme e asfissiante. Come se fosse un male incurabile. Con un paradosso: accanto ad una richiesta pressante di giustizia, esiste una sfiducia enorme nella giustizia così com'è, con i suoi costi, con i suoi tempi lunghissimi e con una specifica incertezza del diritto: tante differenti verità nei differenti gradi di giudizio.
Anni di eroica lotta alle mafie a che cosa sono serviti? L'epoca di Mani Pulite è stata inutile? Il procuratore Saverio Borrelli ha detto: “Dobbiamo chiedere scusa agli italiani. Non valeva la pena buttare via il mondo precedente, per cadere in quello attuale”. Da Carlo Alberto dalla Chiesa a Giorgio Ambrosoli, gli italiani morti per la legalità, sono morti invano? Paradossalmente, dalla sfiducia è investita soprattutto la magistratura, che (dopo Falcone e Borsellino) aveva conquistato un rispetto enorme. Dalla sfiducia sono investite anche le forze dell'ordine, che pure avevano portentosi simboli dell'immaginario collettivo, dal commissario Cattani al commissario Montalbano. C'è sul delitto, in Italia, una comunicazione superficiale e stereotipata, interessata ma soprattutto inadeguata.
LITICOMM nasce dall'esperienza del corso di laurea in Scienze dell'investigazione nell'Università dell'Aquila: vogliamo esaltare la cultura della giustizia, l'educazione alla legalità e il fiducioso rispetto delle regole. LITICOMM nasce dall'esperienza di professionisti che lavorano da circa 50 anni all'interno di istituzioni pubbliche, tribunali, studi di avvocati, redazioni giornalistiche, aziende specializzate nelle pubbliche relazioni e nel marketing, imprese di comunicazione, agenzie investigative, istituti di vigilanza, sedi universitarie.
Al centro della nostra attenzione sono i temi della sicurezza, della reputazione (il web 2.0) e della cosiddetta "giustizia mediatica". Nel procedimento giudiziario spesso occorre confrontarsi con i media e c'è l’esigenza di comunicare adeguatamente le proprie ragioni. La verità mediatica è diventata una realtà parallela, che spesso, in maniera sorprendente, contraddice la verità processuale.
Perché a proposito di comunicazione, purtroppo, domina in Italia la cultura del melodramma e delle congiure. "Opera" e "Machiavelli" sono vocaboli italiani tra i più noti al mondo. Trasparenza e ragione sono invece centrali nella litigation communication (ovvero: comunicazione giudiziale), che nasce negli Stati Uniti, nella prima democrazia moderna, come faticoso progetto di gestione dell'opinione pubblica, di organizzazione del consenso, di soft power. L'informazione è parte della comunicazione, ma diventa anche intelligence, in un senso specifico. La realtà è il risultato finale di una lunga costruzione sociale, politica, mediatica.