Investigazione e intelligence

In democrazia, l’intelligence serve ad interpretare informazioni minacciose e a salvare vite umane. Abbiamo bisogno di un’intelligence democratica, preparata, onesta, patriottica.

Il primo volume di Francesco Sidoti sull’argomento ha per titolo “Morale e metodo nell’intelligence”. E’ recensito nel 1998 da Per aspera ad veritatem. Rivista di intelligence e di cultura professionale. Era la rivista istituzionale dell’intelligence italiana. La stessa rivista che oggi viene pubblicata con il titolo GNOSIS, scriveva allora:

<<In Italia soltanto di recente l’argomento va raccogliendo la curiosità e l’attenzione degli studiosi, in virtù di una crescente consapevolezza di come la metodologia della raccolta e dell’analisi di informazioni, inserita in un quadro strategico di obiettivi istituzionali, rappresenti la più preziosa e insostituibile risorsa per garantire la sicurezza nazionale. …Il prof. Sidoti, che la Rivista annovera tra i suoi collaboratori di maggiore prestigio, è uno degli interpreti di questo rinnovato interesse e opera una netta distinzione tra l’attività di intelligence e quella di spionaggio.>>

https://sites.google.com/site/francescosidoti2010/home-page/intelligence/primo-link

Nel link sovrastante è possibile leggere un segmento della recensione apparsa nel 1999 sulla Rivista Trimestrale di Scienze dell’Amministrazione, a firma del professor Fabrizio Battistelli, persona assai corretta e autorità in materia di sicurezza, che alla Sapienza ha diretto il Dipartimento Innovazione e Società e il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche.

Sullo stesso tema è possibile leggere anche queste pagine di Sidoti del 2012, pubblicate come prefazione ad un volume al quale collaboravano specialisti come il prefetto Carlo Mosca e il generale Fabio Mini.

https://sites.google.com/site/francescosidoti2010/una-prefazione-2012

E’ importante sottolineare che il tema dell’intelligence per molti anni è stato raccontato nei termini più inquietanti, attraverso riferimenti ai maggiori scandali nazionali, dalle stragi alle mafie, in termini che hanno trovato riscontro in tante sentenze giudiziarie.  Non è mancato neanche il malaffare, fino ad anni recenti, purtroppo.  http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/06/14/news/tutti-i-segreti-di-la-motta-1.55508 Invece, in questi stessi anni, per più di trent’anni, documentalmente in pubblicazioni che cominciano nel 1995,   http://gnosis.aisi.gov.it/sito/Rivista2.nsf/servnavig/6 Francesco Sidoti ha sottolineato i problemi della deontologia, della morale, del metodo, in maniera non moralistica o retorica, ma con riferimento ai classici italiani e alla letteratura internazionale, partendo dal principio che c’è bisogno di un’intelligence democratica, responsabile, patriottica.

Su questi temi Francesco Sidoti ha pubblicato anche in inglese; ad esempio:

https://sites.google.com/site/francescosidoti2010/home-page/intelligence/libro-germania

Francesco Sidoti ha offerto contributi specifici sull’intelligence, come la distinzione tra investigazione e intelligence o la distinzione tra spionaggio e intelligence.  

Fondamentalmente l’intelligence è un’opera di selezione di informazioni rilevanti ad un fine specifico e primario: la sicurezza. Lo spionaggio, invece, ha a che fare con un traffico di informazioni particolari, che si vorrebbero mantenere riservate. Lo spionaggio, vecchio quanto l’essere umano, è soltanto uno strumento, che nell’intelligence può essere utilizzato o trascurato completamente (ad esempio, da chi fa analisi di fonti aperte). A differenza dell’attività di spionaggio, che era impastata di ambiguità, l’attività di intelligence mira soprattutto a fare chiarezza contro l’ambiguità, a stabilire una gerarchia di rilevanze e a proporre alternative analitiche e comportamentali.

Lo spionaggio può essere sommariamente definito come un traffico di informazioni riservate; l’intelligence può essere sommariamente definita come un’attività di interpretazione delle informazioni relative alla sicurezza. 

La differenza tra intelligence e investigazione criminale può essere definita attraverso la tradizionale distinzione tra analisi preventiva o repressiva, ante delictum o post delictum: in questo senso l’intelligence viene prima, l’investigazione dopo.

In particolare, il concetto di verità nell’investigazione è specifico rispetto alle attività di intelligence: si potrebbe dire che, in un certo senso, se l’investigazione cerca la verità, spesso l’intelligence crea una verità, oppure la nasconde (non sempre, ma in casi qualificati e determinanti, come insegnano la storia del controspionaggio e della disinformazione).

Questi contributi di Francesco Sidoti sono riconosciuti, nella loro specificità ed originalità, dai maggiori specialisti e nella più qualificata letteratura accademica. Vedi: U. Gori, Lezioni di relazioni internazionali, Cedam, Padova 2004 (seconda edizione) e M. Valentini, Il sistema d’intelligence, in “Instrumenta”, n. 23, maggio-agosto 2004, p.  521.

Anche sotto il profilo dell’intelligence c’è una grande rilevanza della comunicazione. Perché il fronte internazionale da sempre ha visto addensarsi sospetti e speranze, collaborazioni e conflitti, in una maniera spesso sottotraccia, non sottolineata adeguatamente nella comunicazione pubblica e ufficiale, ma ampiamente discussa in una pubblicistica che rimane sottotraccia, ma che non per questo è meno rilevante e inquietante. Come dimostrano alcune polemiche:

tp://www.libreidee.org/2014/04/stragi-e-segreti-renzi-e-lo-strano-amico-americano/

http://www.libreidee.org/2014/08/ledeen-lamico-americano-che-tiene-al-guinzaglio-il-pd/

Nella comunicazione c’è ormai molta intelligence, anche se difficilmente decifrabile. Ad esempio, Assange sarebbe un manganello mediatico?

http://www.techeconomy.it/2012/08/22/caso-assange-un-eroe-mediale-o-una-pedina-geopolitica/

Mentre ipotesi a volte bislacche si rincorrono, rimane una realtà che in alcuni casi, vedi nel 2011, a Fukushima, è descritta come un “muro della vergogna dei giornalisti”.

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/107256/rubriche/celentano-e-i-giornalisti-unfit.htm

Nei rapporti internazionali, dalla Turchia all’Ungheria, dalla Russia alla Cina, dai terroristi ai governi, la comunicazione su ciò che è giusto o sbagliato rimane centrale: un tema diplomaticamente o platealmente trattato ogni giorno. Nel 2012 l’ambasciatore americano scriveva a Orban:

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/104941/rubriche/che-cosa-succede-in-ungheria.htm

A destra si ritiene che la tecnica sia quella solita: trattare bene gli amici e smazzolare i nemici:

http://www.ilgiornale.it/news/politica/vizio-dei-media-amici-fare-sparire-dai-titoli-mazzette-1072689.html

La percezione adeguata della realtà non può essere affidata a letture semplici: c’è una tirannia delle buone intenzioni mediatiche internazionali  e ci sono rischi concreti.

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=112212&typeb=0&La-prospettiva-di-una-guerra-nucleare-e-i-commentatori-del-web

E c’è una storia dell’intelligence che deve essere affrontata in maniera nuova:

http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2016/07/27/gorizia-cacciari-serve-un-risveglio-dell-intelligence-09.html

 

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