UN’ALTRA ITALIA?

IL DISASTRO ITALIANO  E’ UNA MEZZA VERITA’.

Nel dibattito pubblico sono dominanti due visioni contrapposte dell’Italia: giustizialisti contro garantisti, innocentisti contro forcaioli, avvocati contro magistrati,  berlusconiani e antiberlusconiani … In mezzo c’è un’area ampia ma grigia, perché non vede il mondo in bianco o nero, ma un poco bianco e un poco nero, ovvero bianco e nero a giorni alterni, o una pagina bianca e una pagina nera, o una pagina mezza bianca e una pagina mezza nera, come ha fatto il Corriere, che, in più, di suo, ha dato molto spazio alla linea dell’anti-Casta, ma in maniera tale da risultare insoddisfacente perfino per Napolitano. In questo sito si difende un’altra linea interpretativa: si tenta di leggere in positivo una parte della vicenda italiana, senza per questo negare i problemi che indubbiamente esistono. Dal generale Dalla Chiesa a Giorgio Ambrosoli, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, quest’altra parte della verità esiste e deve essere valutata correttamente – il che non sempre avviene, perché questa verità è raccontata spesso in maniera retorica, artificiosa, rituale, artigianale (quando non usata a scopi personali).

La situazione italiana è indubbiamente difficile da interpretare e da ricostruire. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha più volte evocato, in termini drammatici, un bollettino di guerra. Una situazione indubbiamente complicata viene spesso descritta ancora peggio di quanto effettivamente sia.

Sulle riviste più autorevoli e dai commentatori più ascoltati, da molti anni l’Italia viene descritta come un disastro http://www.lrb.co.uk/v36/n10/perry-anderson/the-italian-disaster o, come minimo, “un paese in coma”, secondo la brillante definizione di Bill Emmott (che è stato per molti anni direttore del più venduto settimanale del mondo, con l’85% delle copie vendute fuori dal regno Unito: The Economist).

Studiosi molto noti e premiati, come John Dickie, hanno dato un’immagine assai negativa della storia italiana, ad esempio in un volume con un titolo che è tutto un programma: “Mafia Republic”. Così comincia la recensione a questo volume su The Times: “Gli italiani spesso si lamentano che gli stranieri siano ossessionati dalla mafia, trasformando un problema circoscritto di crimine organizzato in uno stereotipo che danneggia l’immagine dell’intera nazione. Tuttavia, come John Dickie dimostra in questo libro agghiacciante e rivelatore, il problema vero è che lo stereotipo è corretto”. Vedi il testo originale: http://www.thetimes.co.uk/tto/arts/books/non-fiction/article3767124.ece

Una diversa narrativa della storia italiana è stata proposta da Francesco Sidoti in vari volumi (ad esempio http://www.lankelot.eu/letteratura/sidoti-francesco-il-crimine-all%E2%80%99italiana.html).

E’ noto che quasi ogni cosa può essere vista in maniera diversa. Lo stesso bicchiere può essere definito mezzo pieno o mezzo vuoto. Forse la comunicazione è causa di un diffuso pregiudizio negativo?

http://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?idRivista=177&lingua=it

Nella comunicazione e nell’opinione pubblica, si possono talvolta vincere le cause perse in tribunale. Di fatto, giugno 2014, i grandi capi di Cosa Nostra, da Riina a Provenzano, sono in carcere. I latitanti imprendibili da decenni, sono stati catturati. A Palermo il sindaco è Leoluca Orlando e il presidente della Regione è Crocetta. E’ in larga misura italiana la più grande vittoria internazionale contro il crimine organizzato: il processo a Pizza Connection. Falcone e Borsellino non sono morti invano: la mafia dei corleonesi, la mafia di Mario Puzo e del Padrino, sono state sconfitte, dalla Sicilia a New York. Anche quelli di Gomorra, da Zagaria a Iovene, sono in carcere. Con una cattiva comunicazione, davanti all’opinione pubblica forse si possono anche perdere le cause vinte?

http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_Rivista.aspx?IDArticolo=49589&Tipo=Articolo%20PDF&lingua=it&idRivista=177

In coda e tra parentesi, si può osservare che nel passato, tante volte e dalle parti più diverse, è stato descritto il disastro del sistema Italia http://frontediliberazionedaibanchieri.it/article-di-pietro-l-america-mani-pulite-il-disastro-economico-dell-italia-109611134.html . I problemi certamente esistono e sono gravi, ma una descrizione estremista e allarmista contribuisce soltanto a farli peggiorare. Tutto sommato, scrive Perry Anderson nell’articolo prima citato: “Italy is a disaster, but not much worse than the European average”.

A titolo esemplificativo, si rinvia ad un video dove Francesco Sidoti (a proposito di Giovanni Falcone e del caso italiano) sottolinea “il bicchiere mezzo pieno”:  https://www.dropbox.com/s/dn0cqqz2xo9nu83/MOV003.mp4 oppure, si può ascoltare, dello stesso intervento, soltanto l’audio (che è limpido e senza rumori di fondo): https://www.dropbox.com/s/qwicyc1cy41oz1w/2014.05.15_10.19_01-02.MP3

In Italia non esistono soltanto le narrazioni pessimiste. In maniera sintetica, ma definitiva, a giugno 2014, il neoeletto Sindaco di Casal di Principe, il dottor Renato Franco Natale,  ha spiegato dove è andato a finire il Clan dei Casalesi, quello tristemente noto di Gomorra e della Terra dei fuochi: http://video.corriere.it/neosindaco-casal-principe-clan-casalesi-andate-fanc/326455be-ef62-11e3-9927-6b692159cfdc

 

 

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