COMUNICAZIONE

Sui temi trattati in questo sito web, ogni giorno in Italia ci sono articoli giornalistici, interventi sulla rete, iniziative istituzionali, decisioni giudiziarie, eccetera. E’ un ammasso di notizie e di interpretazioni discordanti, spesso contraddittorie, nel quale è difficile raccapezzarsi. C’è chi parla di informazione (e di società dell’informazione), chi di conoscenza (e di società della conoscenza), chi di intelligence, interpretazione, disintermediazione, auratico, semiotica, Mediaevo, noolitico, noise, teorema di Thomas, sfera pubblica, propaganda, diritto all’oblio, giustizia spettacolo, verità mediatica, egoreferenziazione, bracconaggio testuale, ingerenza, influenza, accountability, framing, Besser verstehen, intossicazione, macchina del fango, eccetera. E’ un discorso complesso, che si dovrebbe svolgere con una lunga serie di riferimenti concettuali e bibliografici.

Indipendentemente dai profili organizzativi indicati dalla legge n. 150 del 2000, concettualmente comunicazione e informazione sono molto diverse. Tanto è vero che  ci può essere comunicazione senza informazione (ad esempio, se si parla di cose che non esistono: i marziani, le streghe, l’anno tremila) e ci può essere informazione senza comunicazione (ad esempio, se un’informazione non raggiunge i destinatari). Le origini di questa distinzione sono in un fondamentale articolo di Bertrand Russell del 1905.

Se si usa il vocabolo informazione si dovrebbe fare riferimento alla più recente “teoria dell’informazione” (Shannon eccetera), se si usa il vocabolo comunicazione si fa riferimento a ciò che è stata definita come la più elementare attività umana: gli esseri umani non possono non comunicare (come diceva Paul Watzlawick?, e in tal modo costituiscono l’antropopoiesi (come sosteneva George H. Mead). E’ completamente sbagliato usare come sinonimi giornalismo e informazione, tanto è vero che a volte il giornalismo ha a che fare più con la disinformazione che con l’informazione (per non dire che esistono i “servizi d’informazione”, con i quali in alcuni ordinamenti i giornalisti espressamente non possono collaborare).

Nelle analisi in termini di litigation communication, sono centrali i profili relativi alla manipolazione e all’intelligence, alla deliberata distorsione e alla controinformazione. Nel nostro contesto è primario il concetto di comunicazione, nella sua valenza criminologica, investigativa, processuale.

Con modestia, LITICOMM vuole contribuire alla crescita di un’adeguata cultura della legalità. A questo fine promuove iniziative di formazione sui temi della Litigation Communication.

Nell’attività di formazione, viene dato ampio spazio ai casi giudiziari e, soprattutto, alla rilevanza mediatica e alla trattazione giornalistica (su televisione, carta stampata, web).

Ogni caso giudiziario è studiato sotto l’aspetto eminentemente mediatico, oltre che sul piano giudiziario e investigativo, spesso con l’intervento di protagonisti in quel processo, che mettono in rilievo l’intreccio tra profili comunicativi e profili giudiziari.

Ad esempio, attraverso l’analisi del caso Amanda-Meredith, sono state specificate le applicazioni concrete della Litigation Communication nel sistema giudiziario italiano. Il caso Amanda-Meredith è esemplare per illustrare le tematiche, le tecniche, le applicazioni della litigation communication. Di regola, nelle attivitò formative sono presenti investigatori, giornalisti, avvocati ed esperti che hanno partecipato al processo, a volte difendendo tesi contrapposte: sono chiamati a relazionare sui profili che riguardano i rapporti con l’informazione e l’incidenza dei media nello svolgimento delle varie fasi giudiziali.

Ogni incontro mira ad offrire competenze rilevanti nel mercato del lavoro, perché ha l’obiettivo di offrire strumenti relativi alla gestione della comunicazione nell’ambito giudiziario. I destinatari sono magistrati, avvocati, praticanti avvocati, giornalisti, consulenti, responsabili della sicurezza nella pubblica amministrazione e nelle aziende, investigatori privati, dirigenti d’azienda, imprenditori, consulenti tecnici, periti, esperti nei contenziosi di ambito giudiziario, laureandi e laureati, appartenenti alle Forze dell’Ordine.

Non sono trattati soltanto casi relativi alla giustizia penale: esiste anche la giustizia civile, la giustizia amministrativa, la giustizia contabile – e spesso sono ambiti di estrema importanza. Indipendentemente dai processi, inoltre, la dimensione comunicativa in Italia ha una rilevanza schiacciante, ma spesso caotica, caratterizzata da sfiducia e sospetto:

http://www.primaonline.it/2014/04/11/182350/i-giovani-si-informano-in-rete-anche-se-non-si-fidano-slide/

Secondo alcuni osservatori, “Dio non è più in cielo perché presta servizio in tribunale”: http://www.ilgiornale.it/news/interni/embrioni-e-nozze-gay-ormai-dio-indossa-toga-1009723.html , ma si tratta di una semplificazione: le decisioni dei tribunali sono frutto di un percorso in cui la comunicazione ha un peso enorme.  Alcuni sostengono (e tra questi molti magistrati) che il mondo della comunicazione abbia ancora più potere del mondo della giustizia. Nelle pagine di LITICOMM c’è, anche, una documentazione su questa tematica, che i magistrati hanno affrontato molte volte, ma con una competenza che purtroppo non hanno, perché hanno compiuto un percorso formativo diverso, perché hanno obblighi di riservatezza, perché hanno alcune sensibilità specifiche. Si veda, ad esempio, http://www.magistraturademocratica.it/mdem/qg/articolo.php?id=195

In generale e in particolare: c’è bisogno anche in Italia di un’educazione alla comunication litigation, ma che non sia limitata al puro profilo digitale!

http://www.corriere.it/notizie/social-network-arrivo-anche-italia-l-educazione-digitale-50574906-c15d-11e3-9f36-c28ea30209b6.shtml

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Una premessa indispensabile e sincera di queste pagine web sono la fiducia, il rispetto, l’apprezzamento nei confronti della Magistratura. Allo stesso tempo, in democrazia, è spesso un’ardua impresa la ricerca della verità nel processo penale. Tanto vale negli Stati Uniti, in Italia, e in vari altri Paesi, come si legge in questo intervento di un famoso giurista e criminologo, a proposito del caso spagnolo:

http://elpais.com/diario/2003/09/28/opinion/1064700011_850215.html

Nella realtà giudiziaria, le difficoltà esistono anche a livello terminologico oltre che a livello di sistemi giuridici comparati. Ad esempio, è possibile confondere informazione e comunicazione, che sono tematiche diverse,  come è possibile confondere litigation communication e securities litigation, che sono aree totalmente distinte:

http://object.cato.org/sites/cato.org/files/serials/files/regulation/2014/4/regulation-v37n1-7.pdf

Su questi temi nessuno ha la bacchetta magica; c’è negli Stati Uniti una polemica rilevante e infuocata, non meno che in Italia:

http://www.washingtonpost.com/opinions/is-it-bribery-or-just-politics/2012/02/09/gIQA4hy34Q_story.html

http://www.insideronline.org/archives/2014/spring/Gonzalez.pdf

http://www.economist.com/node/21542772

http://www.perizieforensi.com/monografie/bonifica.pdf

http://www.polinvestigations.it/it/investigazioni.asp

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